I Filomarino a Roccadaspide
La famiglia Filomarino è una delle più antiche della città di Napoli, le sue origini risalgono allepoca del Ducato, con MARINO (fine X secolo) che ricopriva la carica di Console. |
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Nel 1481 GIOVANNI e TOMMASO parteciparono alla guerra di Otranto contro i Turchi. |
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Traduzione: |
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- GIOVANNI BATTISTA I, nato nel 1515, nipote di Tommaso, fu primo Conte di Rocca dAspro nel 1549, già feudatario di Monteleone Calabro. Matrimonio con Violante Carafa. Su una lapide esistente nel Duomo di Napoli sta scritto: - Et gesta Roccae comitis titulu merult MDIL (meritò per le sue gesta il titolo di primo Signore di Rocca nel 1549). Mori nel 1577, a 63 anni. Durante il XVII secolo i Filomarino della Rocca si distinsero con il principe Francesco, che intervenne efficacemente nella rivoluzione popolare del 1647-48. Egli agì da paciere tra i "lazzari" (erano giovani della classe popolare di Napoli che propugnavano la sommossa) e l'autorità spagnola; fu infatti nominato "grassiere", ovvero prefetto dell'annona, da Masaniello, ma al tempo stesso intavolò trattative con il comandante delle truppe iberiche assedianti, Don Giovanni d'Austria. Contribuì, inoltre, a contrastare le pretese accampate sul trono di Napoli da Enrico II, duca di Guisa, in qualità di discendente di Renato d'Angiò. - FRANCESCO, principe della Rocca, figlio del citato Francesco, fu uomo di lettere; compose alcune opere e il suo salotto era frequentato da letterati e artisti. Fu grande amico di Giambattista Vico. |
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Fu proprio il principe Francesco Filomarino della Rocca ad allestire nella sua casa quella galleria darte ricordata da Carlo Celano (un avvocato, letterato e religioso italiano, che lasciò un accurato censimento dei monumenti di Napoli, aggiornato alla fine del Seicento) nella terza giornata delle Notizie con viva ammirazione; essa conteneva circa duecento quadri dei più importanti pittori degli ultimi tre secoli, una raccolta di trecento ritratti di uomini e donne famosi, medaglie, cammei ed altre "galanterie" d'argento e cristallo. All'inizio del Settecento l'ottavo principe della Rocca, Giambattista, commissionò a Ferdinando Sanfelice l'esecuzione del portone che ancora oggi si vede. |
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- TOMMASO, come erede diretto, venne in possesso del Feudo di Perdifumo nel 1687, che passò al figlio NICOLA, il quale 1'11 giugno 1700, con atto notarile del Notar Francesco Nicodemo, rinunciò al citato feudo a beneficio dello zio GIACOMO. D.O.M. |
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Traduzione:
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Dai registri di battesimo, esistenti nella locale Parrocchia della Natività, si rileva la presenza continua nel Castello della coppia principesca, avendo essa qui procreato nel 1728 il principino Jacob; lo battézzò nel sacello dell'Annunziata il Parroco delle due Parrocchie locali dell'Assunta e della Natività don Antonio Antico. Padrino per lettera (procura) il Pastore Angelico Viglini, dell'Ordine di S. Francesco, Vescovo dei Cappuccini. Procuratore Padre Pietro Tommaso del Baglivo, dell'Ordine dei Carmelitani. L'anno appresso gli nacque l'altro figliuolo Dominicus, il 23 ottobre di domenica, battezzato dallo stesso Arciprete di cui sopra. Padrino per procura: - Padre Giovambattista Caracciolo della Compagnia di Gesù, venuto da Napoli - cuius procuratione Pater Petrus Thomas del Baglivo Carmelitanus predictum infantem elevavit in sacro fonte, hic Rocce Aspidis. - Giovanni Battista III Filomarino, principe della Rocca d' Aspro * 1749 + 1820. Matrimonio con Anna Maria Pappacoda, principessa di Triggiano * 1750 + 03.05.1775. Padre: Giovanni Battista III Filomarino, principe della Rocca d' Aspro * 1749. |
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5) Tenuta Finocchito con uliveti, querceti, pascoli, ecc. |
Il Castello già Filomarino ora Giuliani |
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2°) Che debba rilasciarle i seguenti fondi: - S. Angiolo, di moggia 50 (un'antica unità di misura = a 3.364,86 m), posto nella montagna di essa Terra; - Massano, di moggia 150; - Vicitello, di moggia 80; - le Difese, denominate "la Cerrina", di moggia 80; - la Vigna Vecchia, pure di moggia 80; - Terraforte, anche di moggia 80; - l'Isca, di moggia 80 con un arbusto di moggia 30 nel luogo detto "la Parata". 3°) Che non debba impedire ai cittadini la coltura dei demani denominati: Macchia di Massari e Saliconi. |
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Enzo Crescella |
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